Trezzo, Centrale Taccani

RISTRUTTURAZIONE DEL SALONE LIBERTY E SISTEMAZIONI ESTERNE DELLA CENTRALE TACCANI A TREZZO SULL’ADDA. È opinione ormai diffusa che anche il passato abbia qualcosa da insegnare, un'occasione concreta per rivisitare la nostra storia. Ci poniamo il problema di salvare quei manufatti che sono testimonianza di un'epoca e riconsegnarli alla storia civile e sociale con un nuovo destino. La centrale elettrica Taccani è uno di questi manufatti che ci ricorda l'epoca grandiosa della seconda rivoluzione industriale e dell'inizio dello sfruttamento delle acque per produrre energia. Gli ingg. Covi e Semenza progettarono le opere idrauliche, elettriche e tecniche in genere, e l'arch. Gaetano Moretti ebbe il compito di dare una “veste” artistica, integrata con l'ambiente, a quelle concezioni idrauliche all'avanguardia. L'edificio, inaugurato nel 1906, è esempio importante dell'architettura eclettica dell'area milanese. Moretti riuscì a fondere una concezione tecnologica moderna con il paesaggio naturale e storico, inserendo l'intero impianto idraulico in modo equilibrato nel paesaggio, senza disturbarlo con il suo apparato tecnologico. Nello stesso tempo non si tratta di un'operazione mimetica, e la prova sta nel fatto che questo edificio è molto noto e su tutti i libri di storia come importante esempio di Liberty. La centrale è tuttora funzionante, ma è stato dismesso l'uso del salone Liberty. Il salone ha pianta rettangolare regolare di circa 41x17 metri, un'altezza interna di circa 13 metri ed una superficie di poco meno di 700 mq. L'Amministrazione Comunale di Trezzo sull'Adda, anni fa, aveva manifestato interesse per l'uso di questo spazio, con l'idea di creare uno spazio culturale, compatibile ed adeguato al luogo in cui si trova, ma che avesse, nello stesso tempo, massima flessibilità d'uso. Lo studio di fattibilità ipotizzava di lavorare molto sul contenitore e poco sul contenuto, poiché questo contenitore potrà essere riempito di tanti contenuti diversi che in questo momento si possono solo parzialmente ipotizzare. Esiste una suggestione del luogo e dell'edificio in sé ed esiste anche un'emozione che si prova entrando nel Salone Liberty, causata dalle dimensioni fuori scala, dalla copertura in ferro e cotto, dallo scalone in marmo in fondo: lo studio non voleva perdere queste suggestioni. Si proponeva di realizzare nel Salone Liberty due corpi/servizi adiacenti all'ingresso principale ed un soppalco che creava un piano ammezzato, affiancandosi alla struttura esistente con un distacco di circa 50 cm. Un grande pannello espositore ostruiva la visione della sala dalla reception. Superato questo, la sala appariva in tutta la sua maestosità. A sinistra dei setti creavano tre spazi uguali, chiusi da pareti mobili, che potevano diventare, all'occorrenza, parte della sala stessa, oppure essere isolati per piccole lezioni, o proiezioni, ecc., oppure essere spazi di servizio per l'evento in sala. A destra lo stesso soppalco, con una forma più sinuosa, creava al piano terra i necessari spazi di magazzino, anch’essi, all’occorrenza, integrabili con la sala. Il semplice cambiare l'allestimento interno permetteva usi molto diversi dello spazio. All'esterno venivano trasferite le memorie sulle attività di produzione dell'energia, con un percorso che incontrava elementi dei quella storia e strutture informative che introducevano a quel mondo produttivo che scompare. Lo studio di fattibilità non ebbe un seguito progettuale.